domenica 1 aprile 2012

LA MEDITAZIONE "SPEGNE" I PENSIERI NEGATIVI



Questo l'articolo di ieri, pubblicato sul CORRIERE DELLA SERA (sezione salute)

Una ricerca (condotta  da  un gruppo di studiosi americani guidati dal professor Judson Brewer del Department of Psychiatry della Yale University School of Medicine di New Haven) ha dimostrato che esiste una sorta di motore interno automatico di pensieri che genera quel continuo emergere nella mente di idee, ricordi, immagini, timori; insomma tutto quello che spontaneamente affiora alla coscienza e che può andare a interferire con ciò che si starebbe facendo in quel momento. Questa attività è presente in circa la metà del tempo della veglia e può far affiorare spesso pensieri sgradevoli, sia provenienti sia dal passato sia proiettati nel futuro, e contribuire a creare stati d’ansia e di depressione.

La ricerca ha dimostrato, tramite l’utilizzo della Risonanza Magnetica Funzionale del cervello, che persone esperte in alcune tecniche di meditazione riescono a smorzare questo motore interno automatico

Lo studio ha preso in esame tre diverse tecniche di meditazione, rispettivamente chiamate Concentrazione, Amare-gentilezza, Consapevolezza senza scelta. La prima è una tecnica nella quale il soggetto si concentra sul respiro, e quando arrivano pensieri si distoglie da essi gentilmente ma in maniera ferma; la seconda è una tecnica in cui il soggetto pensa attivamente a un momento in cui ha desiderato il bene di qualcuno e lo utilizza come modello per desiderare il bene degli altri; la terza è una tecnica in cui il soggetto presta attenzione a tutto quello che arriva momento per momento alla coscienza, senza tentare di modificarlo o di allontanarsene, finché non giunge spontaneamente un altro pensiero. 

Secondo il professor Brewer  i risultati di questo studio aprirebbero possibili scenari nell’utilizzo della meditazione come trattamento per alcuni disturbi psichici come: 
il cosiddetto Disturbo da deficit di attenzione e nella demenza di Alzheimer!
Ulteriori ricerche sono però necessarie prima di giungere a conclusioni definitive, come ricorda lo stesso professor Brewer.

Potete leggere l'articolo per intero al seguente link:
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